Libri imperdibili che tutti dovrebbero leggere
15 titoli da recuperare
(clicca sui titoli o sulla copertina per approfondire)
1 . Le ore, Michael Cunningham
Questo libro mi ha letteralmente tenuta sveglia la notte per la qualità della scrittura.
Stavo là nel buio e non potevo capacitarmi di quanto fossero belle le frasi, quanto fosse efficace lo stile e poetico il ritmo. Non mi è mai capitato con nient’altro e non so cosa portare di più convincente in favore di un libro se non questo.
Io l’ho letto in italiano, nella traduzione di Ivan Cotroneo per la Bompiani. Quella bellezza di pensiero e di discorso che tanto mi ha impressionato è certamente da imputarsi anche a chi dall’inglese l’ha riportata nella mia lingua, quindi: Ivan, mi hai tolto il sonno.
2. Il miglio Verde, Stephen King
C’è qualcosa di forte che Stephen King ha da dire sulla colpa e sull’innocenza.
Quando si trova a parlare di criminali, carcerati e innocenti le sue opere superano, a mio parere, qualsiasi cosa abbia mai scritto e trovano una dimensione universale che va ben più in profondità delle sue innegabili capacità di creare tensione narrativa.
Sono storie che ti restano, che ti fanno porre delle domande.
Altri capolavori su questi temi sono “La redenzione di Shawshank” (da cui è tratto Le ali della Libertà) e “Stand By Me”, che sono due racconti di una bellezza toccante che in Italia si trovano nella raccolta “Stagioni diverse“.
3. Le Streghe, Roald Dahl
Roald Dahl è uno dei miei scrittori preferiti e con lui ho quel rapporto tutto speciale che si instaura tra un bambino e i narratori che gli insegnano a sognare.
Questa capacità immaginifica e per certi aspetti infantile la ritrovo sempre quando mi metto a rileggere le sue opere. Il bambino che è dentro di noi, che sapeva vedere un veliero in un divano e un pirata in un compagno di giochi è lì tra le pagine.
Si tratta di un tipo di fantasia senza freni che non chiede scusa a nessuno, inventa storie per il piacere di farlo e combina elementi paurosi e grotteschi con un umorismo e una tenerezza impareggiabili. “Le Streghe” e “La magica medicina” sono i miei preferiti, ma ci sono anche “La Fabbrica di Cioccolato“, “Matilda“, “Agura Trat” e “il GGG“. Tutti sono bellissimi e popolati da personaggi indimenticabili e atmosfere perfettamente costruite.
4. La tregua, Primo Levi
Primo Levi merita delle scuse non solo per quello che, come tutti ben sappiamo, gli è successo in vita, ma anche per il trattamento ingiusto e parziale che viene risevato alle sue opere.
Relegato allo scaffale (e alla lezione scolastica) della “testimonianza storica”, viene letto in un’età in cui non si è pronti ad apprezzare il peso contenuto nelle pagine di “Se Questo è un Uomo” e mai più presentato nelle lezioni di letteratura. Si tratta invece di uno scrittore prolifico che aveva tanto da dire non solo sulla morte e sulla sofferenza, ma anche sulla vita e sulla gioia.
A mio modesto parere è uno degli scrittori migliori che la letteratura italiana abbia mai visto e oltre alla sua (giustamente celebrata) capacità di trasmettere l’orrore andrebbe riconsiderato per quella di descrivere i motivi per cui vivere vale la pena. Leggendo le sue pagine traspare l’impressione che ci sia qualcosa di bello e prezioso da salvare, negli esseri umani, nonostante tutto.
5. Otello, William Shakespeare
Scelgo l’Otello in rappresentanza delle sue opere (perchè è tra tutte la mia preferita), ma tutti i drammi di Shakespeare meritano di essere scoperti in cerca del proprio preferito.
Se riuscite, cercate una copia con il testo originale a fronte, perchè la bellezza e la padronanza del suo linguaggio è una delle cose più intraducibili in assoluto.
Perchè “Otello”? Perchè è un personaggio bellissimo, semplicemente. Un antieroe grandissimo e minuscolo, un personaggio così megalitico e così insignificante che nella sua imperfezione supera, per me, tutti gli altri creati da Shakespeare.
E già che siamo in tema: Shakespeare è nato per il teatro e lì trova la sua massima espressione. Sapete che a Torino ogni estate lo Stabile lo mette in scena a prezzi popolari con Prato Inglese, vero?
6. Harry Potter, J.K. Rowling
Harry Potter è un fenomeno mondiale di tale portata che ha scarso bisogno di presentazioni. Lo è stato fin dalla pubblicazione del primo libro nel 1998.
Spiegare l’attesa che si respirava nei giorni, nelle settimane e nei mesi prima dell’uscita di ogni libro, anno dopo anno, è difficile (a maggior ragione nel tempo iperveloce e iperglobalizzato in cui viviamo oggi).
La minore reperibilità delle informazioni, prima e dopo l’uscita dei libri, ne faceva un evento epico, che aspettavi con più gioia e più impazienza della venuta di Babbo Natale e del tuo compleanno.
L’uscita del libro era come una lettera da Hogwarts: senza quella non si poteva accedere a quel mondo magico che è il segreto del successo della saga di Harry Potter. Un mondo così immersivo che quando chiudi il libro e sai che non ce ne sarà un altro provi un senso di smarrimento e nostalgia da cui, personalmente, in tanti anni non mi sono ancora ripresa.
7. In fondo alla Palude, Joe R. Lansdale
Lansdale è uno degli scrittori più prolifici e più multisfaccettati che mi sia capitato di leggere.
Tra i suoi scritti che preferisco ci sono “Drive in” (pulp-horror dai toni onirici e dal ritmo incalzante ed esplosivo), “La linea sottile” (classico romanzo americano, dalle atmosfere lente e sospese, che ritrae qualcosa di sfuggente ma potente al di fuori di ciò che viene narrato) e “In fondo alla palude“, appunto: un thriller ad ambientazione storica in cui il contesto sociale e le questioni razziali sono il vero argomento di conversazione mentre seguiamo le indagini sulle tracce di un serial killer.
Un libro “leggero”, che si legge senza difficoltà e anzi tutto d’un fiato, per parlare di temi molto pesanti in maniera non paternalistica e quindi molto efficace. Un ritratto dei tempi della segregazione e del KKK visto dagli occhi di un bambino nel Texas orientale degli anni ’60.
8. Una stanza tutta per sè, Virginia Woolf
Probabilmente perchè “nascosto” tra opere ben più famose di narrativa sperimentale della sua autrice, questo saggio non gode secondo me dell’attenzione che meriterebbe.
La stanza tutta per sè di cui si parla, in definitiva, è l’autonomia, se non ancora economica, intellettuale, che per le donne contemporanee alla Woolf era difficile ottenere, ma anche solo ricercare.
In una stanza tutta per sè si può riflettere, creare, formare opinioni e definire il proprio ruolo nel mondo. Senza quello spazio, fisico e mentale, vivere lungo un percorso tracciato da qualun altro è quasi inevitabile. Si tratta, tra l’altro, di uno dei fortunati casi in cui la saggistica di un certo autore si legge più facilmente e scorrevolmente della sua narrativa.
9. Il grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald
La letteratura degli Stati Uniti si trovava a inizio secolo, nel momento di massimo fulgore che l’Europa ha visto agli albori della propria cultura letteraria: se noi abbiamo Dante e l’Inghilterra ha Shakespeare, Dickens e la Austen, la Francia ha Proust e Victor Hugo; la spagna ha Cervantes…
L’America, tra gli altri, ha Francis Scott Fitzgerald: questo è il peso di questo autore all’interno di una delle culture letterarie tutt’ora più feconde e significative della contemporaneità.
“Il Grande Gatsby” viene spesso rappresentato come una storia romantica nella cinematografia che ne offre ottime trasposizioni, ma non è questo il tono che si trova tra le pagine di quest’opera breve, ma densa di significato. Non si tratta di una storia popolata da amanti e sognatori, ma anzi, da persone aride, avide, i cui sogni si sono spenti.
10. I Pilastri della Terra, Ken Follett
Ken Follett è forse uno degli scrittori più noti al mondo e i suoi best seller popolano gli scaffali di ogni libreria, di ogni casa, di ogni biblioteca, di ogni mercatino dell’usato.
I Pilastri della Terra può spaventare per il volume delle pagine, ma la scorrevolezza di questa saga familiare la rende una delle più riuscite della storia.
Tutto si svolge intorno alla costruzione di una cattedrale, mentre le generazioni si susseguono e lo sfondo storico di un’Inghilterra medievale traspare in tutto il suo colore. La durata considerevole vi dà il tempo di montare un tifo sfegatato per i personaggi che vi resteranno nel cuore e provare un senso di rivalsa, di vittoria e di sconfitta impareggiabili mentre seguirete le loro vicessitudini.
11. Fight Club, Chuck Palahniuk
La scrittura asciutta, il ritmo allucinato e la lucida schiettezza di questo libro vi colpiranno come un pugno in faccia.
Ma se siete membri del Fight Club non vi lamenterete.
Non posso dirvi altro, come sapete, ma posso garantirvi che ci si diverte, se volete unirvi, e che ci si rimette in contatto con cose importanti nascoste nel nostro lato più istintivo e primordiale.
12. Residenza Arcadia, Daniel Cuello
Daniel Cuello ha delle cose molto importanti da dire e per fortuna con questo volume è riuscito a trasmettercele a pieno volume.
L’ambientazione è quella di un condominio: chiunque abbia mai partecipato a una riunione condominiale o abbia avuto dei vicini pittoreschi capisce immediatamente quale efficacia narrativa sia garantita da questa semplice promessa.
Avrei potuto trasferirmi nell’immaginazione che popola gli appartamenti di Residenza Arcadia, ma un finale ci ha separato e per fortuna, perchè è uno dei più belli che io abbia mai letto.
13. Racconti di Pietroburgo, Nikolaj Gogol’
Ora dirò una cosa impopolare, ma Oscar Wilde verrebbe forse ridimensionato nella sua genialità, se si parlasse maggiormente di come il noto ritratto che porta alla rovina del suo Dorian Gray fosse in circolazione già da mezzo secolo tra le pagine dei “Racconti di Pietroburgo“.
“Il ritratto“, appunto, è uno dei cinque racconti perfettamente confezionati che compongono questa raccolta.
Forse per il minore spessore (inteso in senso letterale, di volume di pagine) delle sue opere, Gogol’ è il meno noto tra i giganti della letteratura Russa. La capacità descrittiva e l’attualità dei grandi quesiti alla base dei suoi scritti, tuttavia, è la stessa.
La narrativa, tra l’altro, è di una contemporaneità sconvolgente. Con“Memorie di un pazzo”, per esempio, Gogol’ rompeva “la quarta parete” before it was cool e ci portava nel punto di vista di un io-narratore che perde lentamente il senno con lo scorrere delle pagine e che resta impressionante oggi come nel 1835.
14. La Storia Infinita, Michael Ende
Si dice spesso (e avrei potuto dirlo per tutte le opere fin qui presentate), ma non fa mai male ricordarlo: se avete visto il film, non sapete ancora nulla del libro su cui è basato.
La storia infinita è (quasi letteralmente) un rifugio per il lettore, che d’altra parte segue le vicende di un ragazzino che “cade” dentro a un libro e da allora cerca di aiutare i personaggi a combattere “il Nulla” che sta facendo sparire nell’oblio il loro mondo.
Un’appassionata dichiarazione d’amore alla letteratura, un metaromanzo che mette la scrittura (e la lettura) al centro stesso della trama. Nel frattempo, ci porta all’interno di un’avventura meravigliosa popolata da creature fantastiche e minacciata da grandi sfide e pericoli.
15. Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Luis Sepulveda
Una “favola poetica” sul dispiegare le ali, superare le paure e prendere il volo.
Basterebbe questo, penso, per convincere chiunque a leggerla, ma se non bastasse c’è un gatto. I gatti vincono sempre, giusto?
Si riflette sull’impatto dell’uomo sulla natura, su cosa voglia dire diventare grandi e su come ci si senta a lasciare i piccoli liberi di trovare la propria strada.
Ci si commuove teneramente e senza pudore.
Vuoi altri consigli di lettura?
Prova questi articoli:
In Spezzatini parliamo di Torino, del web, di serie, libri, di un po’ di tutto, e lo facciamo in leggerezza, rosolando col burro. Arriva ogni venerdì ed è gratuita per tutti