“Quando un oggetto ha bisogno di istruzioni è un oggetto rotto”: come interpretare le interazioni degli utenti in un mondo fatto di dati?
La User Experience e la sua importanza sia nel mondo digitale che nelle attività offline
User experience significa in realtà tante cose e si applica non solo al web ma ricopre un po’ tutti gli aspetti dell’esperienza dell’utente da quando per la prima volta sente parlare di un prodotto o di un servizio a quando inizia ad utilizzarlo.
Di cosa parliamo nell’articolo di questa settimana?
Vediamo assieme i contenuti dell’articolo di questa settimana.
Indice dei contenuti
Da sempre appassionati di web e tecnologia, ci occupiamo in vari modi di far scoprire realtà e posti che vogliono approdare online o che per molti motivi ancora non hanno un’identità digitale ben curata.
Ci sono posti, eventi, persone su cui bisognerebbe fare più rumore.
Noi ci occupiamo di fornirti la batteria
e le bacchette
Make some Turi(Noise)!
Ma prima di tutto scopriamo assieme cos’è il Webnesday.
Che cos’è il Webnesday
Ma chi siamo?
Siamo il supersito su Torino che scova ogni giorno le cose più belle ed interessanti da fare e i posti più belli da scoprire per vivere appieno una città che ha sempre tantissimo da offrire ma a volte fa un po’ la timida
E perché esiste questa rubrica?
Una delle nostre missioni è quella di portare Torino nel grande web e da lì guardare poi come potrebbe essere se fosse un po’ meno timida. 🎈
Dove ci trovi se vuoi seguirci live? Su instagram, cercando semplicemente il nome “Turinoise” o ancora più semplicemente cliccando qui in basso:
Per cui perché non venire a fare due chiacchiere con noi in #live? E no, non c’è bisogno di vestirti, truccarti, pettinarti. Puoi farlo direttamente dal divano di casa tua in pigiama.
Basterà connetterti. Nel nostro profilo parliamo spesso delle novità di web e tecnologia.
La tecnologia non morde.
Come gestire lo smart working? Abitudini utili per non distrarsi e restare produttivi? App interessanti? Fare amicizia con la tecnologia può essere d’aiuto? Tutorial per approcciarsi a tutte le novità del settore? Delivery, lavoro da remoto, riunioni online, corsi e dirette, webinar, social, mail.
Di questo e molto altro parliamo assieme!
Ci state?
Puoi tenerti aggiornato iscrivendoti al nostro canale Telegram dedicato al #webnesday: è facile, intuitivo, non ti chiediamo dati né altro e soprattutto non siamo moleste o noiose!
Turinoise vi tiene aggiornati sul mondo del web e della tecnologia!
Novità della settimana
Come ogni settimana, prima di avventurarci nell’argomento che approfondiamo, parliamo di novità che riguardano Torino, il web e la tecnologia.
Usi i social tutti i giorni per tenerti informat*, condividere pensieri, fotografie, video, citazioni?
Oppure sei un’attività (fisica o digitale) e hai voglia di aggiornamenti su tutte le ultime novità?
Che tu sia un negozio, un ristorantino, un posticino che vende cd di musica, capi di abbigliamento, panini o sogni, una presenza digitale ormai è sempre più importante.
E noi parliamo proprio di questo!
Le novità di questa settimana:
- Il Salone del Libro di Torino diventa virtuale: dopo l’emergenza Covid-19 il Salone approda online con un’edizione extra, che abbiamo seguito parecchio come staff di Turinoise. Era possibile anche fare anche maratone di live e conferenze, infatti sono state raggiunte tantissime views e la comunità del Salone si è ampliata notevolmente grazie proprio alla “digitalizzazione” dell’evento. Uno degli incontri più belli è stato sicuramente quello con Alessandro Barbero, che ha saputo colpirci ed affascinarci. Il Salone, quindi, riesce a cogliere in tempo un’occasione durante la crisi e amplia la sua comunità come forse non sarebbe stato possibile fare dal vivo, in presenza, con una modalità che ha funzionato. Le registrazioni si possono recuperare anche adesso e Lagioia, il Direttore del Salone, ha ventilato l’ipotesi di riportare il format in altre maniere in futuro. Noi vediamo molte potenzialità in questa scelta, come ad esempio quella di affiancare un salone virtuale a quello fisico e farlo arrivare davvero ovunque, in tutte le case (i mari e i laghi). Certo, mancherà forse il brivido delle file per gli eventi (o forse no?), l’atmosfera del salone, della gente che guarda, compra e parla di libri, ma aspettiamo momenti migliori e intanto ascoltiamo chi guarda il mondo con occhi diversi nei loro interventi spettacolari. L’emozione di incontrare persone, far autografare libri, non verrà mai eliminata o sostituita, ma un’edizione online è un vantaggio ed un’opportunità enorme per chi non può o non riesce a partecipare al Salone e così invece può recuperare interventi meravigliosi
- Le novità social: Instagram cambia in maniera leggera, aggiunge nuovi font e modalità nuove per fare le storie, con piccole modifiche al layout . Sono cambiamenti piccoli ma i social sono sempre in cambiamento ed evoluzione ed inoltre sono stati annunciati cambiamenti più grossi, come ad esempio la possibilità di creare degli shop per comprare prodotti internamente alle piattaforme e poter linkare dei pulsanti per creare veri e propri negozi sui social. Non stiamo neanche a dire che possibilità enorme sarebbe.
Oltre a questo, su Instagram sarà reso esplicito se un canale che ad esempio parla e pubblica in italiano ha la maggior parte dei suoi follower in un altro Paese. Perché? Questo è sicuramente un tentativo di rendere più palesi i profili che comprano follower. Starà poi all’utente decidere se questa info torna o no (ad esempio potrei essere un account che parla in italiano dall’Italia ai russi perché insegno la lingua e dunque anche se i miei utenti sono russi c’è un motivo valido e lecito e l’utente che mi trova capirà se questa info è sospetta o meno). Per cui se si acquisteranno follower da altri Paesi la cosa sarà più visibile e l’utente potrà decidere in autonomia se fidarsi o meno del profilo. Nel corso degli ultimi due mesi le piattaforme social stanno cambiando tantissimo di settimana in settimana, forse dovuto allo sprint della tecnologia ai tempi del Coronavirus - L’uso quasi “obbligatorio” di Facebook Creator Studio (qui la nostra guida gratuita scaricabile): questo strumento non è nuovo, ma evidentemente Facebook spinge ormai le pagine ad usarlo, perché le possibilità di programmare i post sono diminuite di molto ed è sempre meno immediato e meno facile se non lo si usa. Si tratta di uno strumento creato appositamente da Facebook per programmare post, vedere la libreria contenuti, occuparsi della posta, analizzare gli insight in modo interessante e semplice, e collegare Instagram. La cosa che forse lascia un po’ interdetti è che non si è quasi stati “costretti” ad usarlo per utilizzare la propria pagina nella maniera ottimale. Come al solito è sempre interessante chiedersi i motivi di tali scelte, perché il cambio dell’interfaccia di un social non è una cosa vissuta benissimo dall’utente di solito, per cui possono esserci motivi diversi (magari gli utenti non si trovavano bene o non utilizzavano alcune funzioni e qui si inizia a parlare già di una sorta di user experience). Quello che è chiaro da questo strumento è che si sta dando più importanza ai video e ad Instagram.
- Sparizione delle storie local, dove sono finite? Perché non sono più in evidenza su Instagram? Non hanno funzionato? Gli utenti non le usavano molto?
L’argomento della settimana
Parliamo di user experience!
LET’S DIG IN! Senza mezzi termini tuffiamoci nell’argomento della settimana, ovvero proprio la user experience.
Già dalle novità di questa settimana l’argomento è stato nominato anche se in modo indiretto. Il concetto di user experience si sente ormai spessissimo soprattutto per quanto riguarda il web design, ma la user experience non è necessariamente legata al web né al design, o meglio non solo.
C’è una considerevole confusione tra user experience e user interface, si parla spesso di usability dell’interfaccia per indicare la user experience: questo però è sbagliato.
User experience: ma che cos’è?
Ebbene, la user experience è tutta l’esperienza dell’utente, che quindi non si riferisce solo all’interfaccia, ma tutta l’esperienza dell’utente da quando inizia a sentir parlare di un prodotto o servizio a quando ne viene a contatto in diversi scalini, step.
Il nome è stato coniato nel periodo in cui esplose Apple, che è la regina indiscussa della user experience, soprattutto ai tempi in cui nacque. Ad esempio creava i Mac piccoli e colorati per poter stabilire una connessione emotiva puntando tutto o quasi sulla user experience.
Partiamo quindi dal momento in cui un utente sente parlare del mio prodotto: devo raggiungere un grado di desiderabilità del mio prodotto che va a braccetto col brand. Il prodotto o servizio deve essere desiderabile, ma anche trovabile facilmente e accessibile altrettanto facilmente, sia in termini fisici che di interfaccia. Ad esempio una volta che si conosce l’interfaccia di Apple ci si rende conto che è pensata per fare più cose possibili nel meno tempo possibile e aiutare l’utente a fare meno.
Immaginiamo poi che l’utente arrivi in negozio, in un posto fisico: deve essere chiaro come trovarmi e come usare il mio prodotto. Nel packaging mi sono spiegato bene parlando di scopo del prodotto e del suo funzionamento?
Se un cliente compra un prodotto e deve ad esempio metterlo in macchina, riesce? Oppure è troppo grande? Questa può sembrare una domanda stupida ma era davvero una domanda che la Apple si poneva ai tempi per i suoi computer.
Quando il cliente arriva a casa e toglie il prodotto dall’involucro, è facile o no da usare? L’esperienza di uso è piacevole o no? Il prodotto è utile o no? Corrisponde alle aspettative che ho creato?
Tutto questo è la user experience.
Una citazione che si usa molto in quest’ambiente è di Elon Musk e dice “se un oggetto ha bisogno del libretto di istruzioni, è un oggetto rotto“. Questo cosa significa? Significa che se hai bisogno di leggere come si usa una cosa, vuol dire che non è stata progettata in maniera abbastanza intuitiva. Ovviamente è un’esagerazione, un’affermazione radicale, ma è anche una buona massima da tenere presente. Soprattutto poi oggi accade spesso che abbiamo sempre meno tempo per cercare di capire come funzionano le cose, a maggior ragione online. Un sito, un programma, un software, deve essere intuitivo, sempre, altrimenti abbiamo già perso.
Ma la user interface?
Anche quando parliamo di user interface non sempre parliamo di web. Anche ad esempio il packaging, la confezione di un prodotto, è un’interfaccia. Per cui la interface è solo una delle parti di cui si occupa la user experience, mediamente la parte più grafica.
Online si trova una bella immagine che spiega questo concetto (basta digitale su google “user experience cereals”), che in breve mostra una tazza di cereali e spiega che il prodotto sono il tuo latte e i tuoi cereali, l’interfaccia è il cucchiaio, mentre la user experience è la tua esperienza mentre mangi col cucchiaio i cereali. il cucchiaio può essere grande, piccolo, comodo, capite dove vogliamo arrivare?
Dunque appare evidente che questo concetto non riguarda solo chi fa sviluppo web, ma chiunque offre un servizio o un prodotto.
Anche una pagina Instagram è un’interfaccia: possiamo infatti decidere cosa mettere in evidenza, quante storie mettere in evidenza, l’ordine, la copertina, come organizzare la feed, ogni quanto postare, a che ora, ecc. Questa è user experience, ovvero cercare di pensare al mio utente e a cosa fare quando si approccia ai miei contenuti.
Tutti noi facciamo esperienza di questo concetto, banalmente già soltanto mentre cerchiamo una gelateria su Instagram e questa gelateria ha il menù nelle storie in maniera ordinata e precisa oppure no.
La user experience è quindi applicabile in negozi e attività offline, non solo online: quando entriamo in un locale e dobbiamo capire dov’è il menù o trovare immediatamente i gusti di gelato e i prezzi.
Un esempio interessante è quello di Ikea: ad esempio fisicamente troviamo che l’Ikea sia molto poco reperibile, difficile da trovare (se non si usa la navetta). Ma Ikea lavora benissimo su tutti gli altri aspetti della user experience. il parcheggio è molto facile da capire e poi…poi ci si perde.
Ma da Ikea perdersi fa parte del viaggio.
La cosa interessante è che Ikea è pensata per far si che io mi perda, che non è una cosa consigliabile di solito in termini di user experience, ma in questo caso è voluta e ben studiata, perché tu senti una sensazione di smarrimento in un posto gigante, pieno di gente, in cui seguire frecce a terra per non perdersi, e loro riescono a farne il paese delle meraviglie, distraendoti con oggettini e ambienti piacevoli. Invece che farti prendere da un attacco di panico scopri cose, sei perso ma attorno a te sei “a casa” con un’atmosfera familiare, nel salotto di casa.
Così come è voluta l’esperienza nei casinò, che non hanno orologi né finestre e non sai dire in che punto della giornata sei perché non vedi fuori.
Torniamo sul web però, per quanto riguarda i siti. La user experience viene associata spesso con lo studio dell’interfaccia: decidere quante pagine fare, rendere accessibili informazioni agli utenti ecc. Ma non è solo questo: ad esempio tutte le pratiche SEO e il sito facilmente trovabile su internet sono anch’essi elementi della famosa user experience.
E qui si parla di usability, che è solo uno degli aspetti da considerare, però è fondamentale: il sito è facile da usare?
Non di rado si vedono siti in cui l’utente magari è pronto a comprare ma non riesce a farlo per una usability pessima.
Sull’interfaccia abbiamo imparato molte cose ai Web Summit di Lisbona a cui abbiamo partecipato. Molte conferenze erano interessanti perché fornivano punti di vista di chi lavora in questi ambiti a livelli altissimi. Spesso per spiegare come si lavora a livello di interfaccia si fa l’esempio del colore dei pulsanti di un sito. Sul colore infatti si spende un bel po’ di ragionamento.
Un’affermazione interessante di un designer di user experience è stata: “Pensate in bianco e nero. Il vostro sito deve essere facile ed efficace e piacevole da usare anche se fosse in bianco e nero.”
La posizione dei pulsanti deve essere dove uno se la aspetta, ci deve essere un equilibrio tra creatività (che renderà il tutto interessante) e usabilità (che lo renderà trovabile). Facciamo un esempio pratico: il carrello, il login… noi siamo abituati a sapere dove si trovano tutti questi elementi e l’utente ha aspettative su dove trovarli, per non perdersi. Se si cambiano queste cose basilari ci deve essere un motivo specifico Ultimamente da cellulare il menù compare sempre più spesso a destra, ma prima eravamo abituati a vederlo a sinistra. Da quando abbiamo gli smartphone si è pensato che usiamo il cellulare spesso con una mano sola, di solito la destra, e molti hanno iniziato a spostare il menù proprio in quella zona.
L’Interfaccia quindi quando si parla di siti web è una componente molto alta di user experience, ma non è l’unica componente.
Ma come capiamo come si spostano gli utenti su sito web?
Ci sono ormai tanti strumenti anche avanzatissimi, in termini generali però in mezzo a tutto questo c’è un metodo migliore e spesso sottovalutato: tirare in ballo delle persone.
L’esperienza riguarda le persone, è complessa, e i software e i dati non sono tutto e non sanno tutto. Più magari si è principianti più si cerca di pensare e trovare strumenti e metodi assurdi e avanzati tecnologicamente, ma anche noi siamo state sorprese al Web Summit da uno speaker che ci ha chiesto semplicemente “Perché non avete chiamato cinque amici e non gli avete fatto usare il vostro sito chiedendo loro come si trovavano?”.
A volte i metodi più semplici sono quelli migliori. Scopriamo che esperienza hanno le persone sul sito, se capiscono come l’abbiamo organizzato e dove trovare le informazioni che cercano. Non diamo loro troppe info per non influenzarli, ma diamo loro dei compiti da portare a termine che saranno gli stessi che gli utenti vorranno ottenere dal sito.
Coi dati si può capire se una persona ha aggiunto qualcosa al carrello ma non si l’ha comprato, ma chiedendo alle persone si scopre perché.
Infine non dimentichiamo che la user experience è anche customer care, un argomento enorme di cui magari parleremo in futuro, ma da non dimenticare. Fa parte dell’esperienza anche il non avere la sensazione di interfacciarsi con una macchina, ma con una persona dall’altra parte, rendere le persone quindi visibili è parte dell’esperienza.
Costruire una esperienza migliore per gli utenti ed i clienti, creare un customer journey degno di questo nome, rendere le informazioni utili e accessibili…tutto questo sembra complicato (e non stiamo dicendo che non lo sia), ma se si conoscono gli strumenti è meno impossibile di quanto pensiamo.
Vuoi vedere anche la live? Sono tutte salvate…
La live della settimana su Igtv
La live in cui abbiamo parlato di questo si trova sul canale Instagram di Turinoise. Te la sei persa? Puoi recuperarla semplicemente da qui!
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Ci vediamo sul web?
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