Un’intervista irrinunciabile per chiunque conosca l’eterna diatriba dei torinesi con i milanesi. O meglio, riformulo. Il pianto infinito dei torinesi, indirizzato verso degli altrettanto indifferenti milanesi. Per cui, conoscere una che, da Milano, sia andata in cerca di fortuna a Torino…beh. Quasi quasi sa di impossibile. E invece! Silvia esiste, la si può toccare.
Silvia non la posso descrivere senza esser di parte
Abbiamo affrontato un periodo di simbiosi, compatte contro il muro torinese. Ci siamo scontrate contro diversi stereotipi (io da sarda, che ancora non abbiamo capito in che modo etichettarci) e lei…da milanese. Una specie pericolosissima di essere umano italiano. Temuta da tutti.
Odiata da molti.
Invidiata fino al nosense dai torinesi.
Prima di Silvia, conoscevo già questo terribile senso di inferiorità tutto torinese
Poi l’ho toccata con mano a qualsiasi cena o incontro o bla, nel secondo in cui si scopriva che…
“Ah, ma quindi sei milanese”
E ciao. Parte il teatrino. Sempre lo stesso. Neppure ci fosse un canovaccio già scritto a riguardo – e ci siamo quasi –
Non so, onestamente, come faccia ogni santissima volta, a mantenere una certa eleganza nel mandare tutti a cagare. Ma, a ripensarci, fa parte del gioco: ricordiamoci che, al contrario dei torinesi, a Milano se ne fregano di questa competizione.
Per cui lo spirito di Silvia è: sì, piccolino, un giorno te lo spiego
E allora procediamo con le sue stesse parole, per comprendere lo strano fenomeno di una che, da Milano, è arrivata a Torino. Un processo un po’ al contrario.
Quindi, Silvia. Cosa hanno detto gli amici milanesi, quando hai comunicato che ti trasferivi a Torino?
“Alla maggior parte di loro non era chiarissimo cosa ci andassi a fare a Torino. Secondo me non erano/sono molto convinti del fatto che non avrei potuto fare la stessa cosa a Milano. Poi mi dicevano che Torino era grigia, come se venissi da Galway e non da 150 km più a destra.”
Grigia. Aspè. Non mi sono ancora ripresa da questo punto. In effetti, Torino è uguale ai Caraibi ma io non me ne sono accorta.
Andiamo avanti con le cose amene.
Quali sono le frasi più sentite dai torinesi su Milano
“La cosa più bella di Milano è il treno per andare a Torino” (detto chiaramente da gente che di treni ne vede pochi).”
–oh Dio, penso di ricordarmi di questa chicca. Sono morta dal ridere io per Silvia. Dove la parola chiave è morta.–
“E cose così. In generale, dopo una fase di stupore riguardo alla possibilità che una persona da Milano possa trasferirsi a Torino, il giro di boa del “ma è più bella Milano o Torino?”, si finisce con lo snocciolare record gelosamente custoditi dalla seconda (la piazza senza monumenti, i portici, e via).”
E sui record dei torinesi potremmo scrivere un libro intitolato
“Il solo record di Torino è snoccialare record”
Però. Per chi legge e pensa: eccola lì, la milanese che è giunta a farci la lezione. Ecco un colpo di scena.
Silvia ha un tatuaggio a forma di quadrato. Ce lo spieghi?
“È il mio terzo tatuaggio. Il primo di due fatti a Torino. L’ho fatto un anno dopo essermi laureata, insieme alla persona che mi sta intervistando.”
“A Torino ho passato degli anni bellissimi. È stata la prima esperienza fuori casa, e quindi i primi coinquilini e le prime spese e le prime bollette. È stata la prima università in cui mi sono sentita a casa
(momento coming out: ADORO palazzo nuovo)
Volevo qualcosa che mi ricordasse di quegli anni e di quell’atmosfera, in un momento in cui tutto stava cambiando e non sapevo che ne sarebbe stato del ricordo di quegli anni. E così mi sono tatuata la forma che più rappresenta Torino, insieme a una delle persone che più intensamente hanno fatto parte della mia vita torinese.”
Nonstopiangendononstopiangendononstopiangendo
Dicevamo.
Qual è il quartiere che hai più amato?
Vanchiglia. Ci ho vissuto solo un paio d’anni. Ma l’equilibrio tra studenti e pensionati credo sia il mio habitat naturale. L’idea che nello stesso isolato possa avere il formaggiaio che consiglia le tome, il posto in cui possa bere vino e mangiare acciughe e la biblioteca è il posto migliore in cui potessi vivere.
Vanchiglia ti inghiotte. Puoi rimanere dentro i suoi confini per giorni e giorni e giorni e non avere bisogno di niente che si trovi oltre le colonne d’Ercole. Adesso quell’equilibrio un po’ si è rotto, e non riconosco più la Vanchiglia di qualche anno fa. Continuo a volerle molto bene ma siamo cambiate entrambe.”
Quindi, a sto punto, la prossima domanda viene spontanea.
E’ ancora amore con Torino?
Ni? Non lo so. È e rimarrà un posto che porto nel cuore ma si sta concludendo un’altra fase della mia vita e non so se inizierò (o potrò iniziare) la prossima qui.”
Ti do lo spazio che meriti, finalmente.
Cose che vorresti dire col cuore ai torinesi
–rullo di tamburi–
“Avete la fortuna di vivere in una città bellissima, accogliente e discreta. Non riesco nemmeno a provare a descrivere Torino e i torinesi. Per fortuna, Pavese l’ha fatto nel migliore dei modi possibili. Però ecco, se lasciaste perdere il confronto con Milano e ve la godeste per quello che è, sarebbe ancora più bella.”
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